La mutazione rende il virus più aggressivo.
Sia l’Europa che altri Paesi del mondo, sono ormai nel pieno della seconda ondata di SARS COV-2 e la situazione sembra aggravarsi ogni giorno di più.
L’analisi delle sequenze genetiche dei campioni virali di oltre 5 mila pazienti affetti da Covid-19, ha dimostrato come il patogeno, inizialmente emerso in Cina, sia in continuo mutamento.
Sembra che una delle più recenti mutazioni analizzate, lo abbia reso più infettivo e di conseguenza più facilmente trasmissibile.
La mutazione, chiamata “D614G”, è stata scoperta questa primavera da un team di ricerca internazionale guidato da scienziati americani del Dipartimento di Biologia Teorica e Biofisica del Laboratorio Nazionale di Los Alamos.
Già nei mesi trascorsi, si pensava che rappresentasse un catalizzatore per la trasmissibilità e adesso sembra proprio che ne abbiamo la prova.
Gli scienziati dell’Università del Texas ad Austin, che hanno determinato che questa mutazione potrebbe aver reso il virus più contagioso, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato le sequenze genomiche di pazienti positivi nell’area metropolitana della città di Houston, che ospita 7 milioni di abitanti.
Analizzando i campioni provenienti da pazienti contagiati nel corso della prima ondata, risulta che la mutazione D614G era presente nel 71% dei casi, ma durante l’estate è arrivata al 99,9%.
La mutazione risiede nella proteina Spike del patogeno, quella utilizzata dal virus per legarsi al recettore ACE-2 delle cellule umane, scardinare la parete cellulare, riversare il materiale genetico all’interno e avviare il processo di replicazione, che determina l’infezione stessa.
È proprio la posizione in cui si trova il gene mutato a determinarne la sopravvivenza.
Alcuni scienziati, però, discordano con questa analisi, sostenendo che il ceppo mutato del Covid-19 abbia avuto un vantaggio sugli altri perché approdato per primo in Europa e negli Stati Uniti. Gli autori dello studio, hanno scoperto ben 285 mutazioni diverse nelle migliaia di sequenze che sono state analizzate, ma la maggior parte di esse non sembra determinare la gravità della malattia, nonché non dovrebbero minare l’efficacia dei vaccini in produzione.
Gli scienziati rassicurano che solo una rara mutazione potrebbe mettere fuori gioco un anticorpo neutralizzante prodotto dal nostro organismo, ma queste sono ancora congetture e stanno lavorando per confutarle o confermarle.
I dettagli della ricerca, che prende il nome di “Molecular Architecture of Early Dissemination and Massive Second Wave of the SARS-Cov-2 Virus in a Major Metropolitan Area” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “Mbio”.