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19 Aprile 2024
Ultima pubblicazione: 19 aprile 2024 11:26:30
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Politica

25 APRILE: PIAZZE VIRTUALI, EGUALI VALORI

25 aprile: piazze virtuali, eguali valore.

E’ difficile immaginare un 25 aprile, quest’anno 75^ anniversario della Liberazione dal nazifascismo, senza le piazze. Quelle piazze associate fin dall’inizio alla ritrovata libertà fino a divenirne il simbolo. 

Le manifestazioni del 25 aprile non sono mai, da sempre, soltanto testimonianza e ricordo, ma esse stesse eventi politici, che spesso hanno lasciato il segno.  

Come dimenticare, per fare un solo esempio, il grande corteo di 300.000 persone nel 1994 a Milano, la prima grande mobilitazione democratica dopo la vittoria di Berlusconi  nelle elezioni politiche di marzo? 

Milano, capitale politica della Resistenza,  sede del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, teatro dei grandi scioperi operai dell’inverno 1943, la città da cui Leo Valiani, Sandro Pertini e Luigi Longo il 24 aprile 1945 diramarono l’appello allo sciopero generale insurrezionale, lo scenario dell’ultimo atto della ventennale recita di Mussolini, Milano mostra oggi un volto dolente e dimesso, colpita, come e più di altre realtà  e territori, da un morbo implacabile al cospetto del quale si è presentata sguarnita, a causa di scelte sconsiderate di chi  ha anteposto alla sicurezza collettiva l’ideologia del privato.  

Quest’anno la Festa della Liberazione si celebra in forma alternativa, nelle piazze virtuali. 

Non viviamola però come un’ edizione in tono minore, tramutiamo questa circostanza in un’opportunità, senza mai dimenticare però che stiamo vivendo la più grave limitazione delle libertà costituzionali del dopoguerra. 

Lasciamoci attraversare  dalle memorie  partigiane, facciamoci noi stessi messaggeri  del significato della lotta resistenziale, la quale in primo luogo  nasce da una scelta etico-politica, da quell’odio per l’ indifferenza caro al giovane Gramsci, quando tutto sembrava perduto; prima ancora, ha origine da una vasta e articolata opposizione al regime, individuale e collettiva, in cui risalta il ruolo del Partito Comunista, l’unica formazione che riesce a mantenere una presenza organizzata sul territorio nazionale per l’intero ventennio.  

Liberazione è la storia che si trasforma, sono i popoli che riacquistano la loro voce, gli oppressi che si liberano delle catene. 

Perciò contrapporre libertà e liberazione è un’operazione politicamente meschina, intellettualmente disonesta. 

La vera libertà è quella che si conquista, anche con il sostegno di altri, e poi si difende, come è accaduto molte volte nella storia della nostra tormentata repubblica, e come occorre fare anche oggi nei confronti di chi non più tardi di qualche mese fa chiedeva pieni poteri e che ora si compiace del fatto che altri li abbiano ottenuti in Europa.  

Quanti, revisionisti e populisti storiografici, proclamano il superamento della contrapposizione tra fascismo e antifascismo, dovrebbero sapere che l’antifascismo storicamente vince, in Italia e in Europa, non solo a livello militare ma anche e soprattutto politico, anche in virtù di una nuova e attualissima idea di cittadinanza, basata sulla centralità della figura del/la  cittadino/a lavoratore/lavoratrice che troviamo trasfusa anche nella nostra Costituzione. 

Una concezione antitetica rispetto a quella, a sfondo etnico-razziale con vocazione persecutoria e bellicista, declinata dal nazismo e dal fascismo, ma profondamente innovativa anche rispetto a quella del vecchio liberalismo, caratterizzata da una concezione atomizzata dell’individuo e dalla mancata accettazione della moderna democrazia di massa. 

Chi oggi disconosce la Festa della Liberazione, oltre a porsi, ancora una volta, fuori del circuito democratico e del perimetro dei valori costituzionali, è questa idea di cittadinanza che implicitamente rifiuta. 

Se poi lo fa facendosi scudo delle vittime del virus, vi aggiunge un supplemento di macabro opportunismo.

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