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19 Marzo 2024
Ultima pubblicazione: 19 marzo 2024 11:26:43
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Politica

ATRIPALDA: LA FILOVIA E GLI SPAZI BIANCHI DELLA MEMORIA

Il 16 settembre del 1947,  dopo una preparazione relativamente breve e non priva di ostacoli, nasceva il servizio filoviario Atripalda-Avellino (dal 1956 comprendente anche Mercogliano).

La Società Filoviaria Irpina (SFI) era stata costituita ufficialmente il 19 luglio del 1947.

La prima vettura era una “Fiat 668” di colore bianco. Un biglietto costava 20 lire.

Le immagini fotografiche della giornata (all’inaugurazione presenziò  anche il ministro dei Trasporti), restituiscono la sensazione di un clima festoso e di una cittadinanza consapevole della rilevanza dell’evento.

Finiva l’era romantica delle carrozze e dei collegamenti più  o meno estemporanei; cominciava, per il trasporto locale,  quella della modernità.

Il filobus, mezzo ecologico ante litteram, avrebbe accompagnato la ricostruzione e i primi segnali di sviluppo economico,  assecondando la tradizionale vocazione commerciale di Atripalda e quella, prevalentemente burocratico-amministrativa, del capoluogo, assicurando la mobilità a un cospicuo numero di lavoratori e studenti,  in una provincia che – non dimentichiamolo – fino alla fine degli anni Sessanta figurava all’ultimo posto in Italia per numero di automobili immatricolate.

Aveva inizio,  nel contempo,  una storia di fortissima identificazione fra Atripalda e la “Filovia”: atripaldesi, nella quasi totalità, i dipendenti e, nella loro larga maggioranza, i soci sottoscrittori.

Atripalda ospitava anche la sede della società, presso Villa Margherita, in via Roma (la cosiddetta “villa dei milionari”, che oggi non esiste più).

Oggi, di questa realtà  storica così  densa e ricca di significati non vi è  alcun segno nella memoria pubblica della città.

È  tempo,  perciò, di colmare questa lacuna inserendo nella toponomastica di Atripalda un riferimento alla storia della Filovia.

I siti più  indicati a tal proposito ci sembrano le due traverse adiacenti alla Dogana dei Grani  (attuali I  e II traversa Dogana) proprio per la loro prossimità  alla piazza centrale e all’edificio che,  dal 1947 al 1974, fu sede del deposito dei filobus, e che oggi non ospita nessuna traccia di quella presenza, nemmeno una targa commemorativa.

Insieme alla Dogana stessa e all’attuale piazza Sparavigna, si darebbe vita in tal modo a un luogo della memoria, uno spazio evocativo e simbolico della storia della comunità, microcosmo delle speranze e delle passioni di un’epoca pervasa da una tensione verso il futuro oggi,  purtroppo, notevolmente affievolita.

Quanto alla denominazione,  si potrebbe pensare a “via dei filovieri” ,  anche per tributare il giusto riconoscimento ai lavoratori.

Essi sono stati i veri protagonisti della storia del nostro trasporto pubblico,  soprattutto in alcune fasi cruciali, come le lotte di popolo di fine anni ’50 e il grande sciopero di resistenza del ’69, che, con la SFI ormai sull’orlo del fallimento, riuscì  a salvare il servizio stesso, attraverso la sua pubblicizzazione, ottenuta con l’intervento della Regione Campania e la successiva istituzione del Consorzio Trasporti Irpini.

Dalle fila di quei coriacei dipendenti, tra l’altro, sono usciti numerosi validi dirigenti sindacali e di partito, oltre che apprezzati amministratori locali. Che  dire di più, in conclusione?

Atripalda non ha un rapporto molto felice con la propria storia in generale e in particolare con la memoria del lavoro.

È  tempo di cominciare a porvi rimedio, a partire da una delle pagine più  significative di entrambe, anche perché, come ebbe a scrivere una volta il nostro amico e compagno Biagio Venezia proprio in merito all’argomento qui trattato, a volte “sono proprio le sfumature della microstoria(ammesso,  aggiungiamo noi,  che di microstoria si possa parlare) a meritare la maggiore attenzione”.

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Giuseppe Vincenzo Battista

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