Compie 50 anni la legge sul divorzio.
Cinquant’anni fa veniva approvata la legge che cambiò la vita sociale.
Il primo dicembre 1970, con 325 sì e 283 no alla Camera e 164 sì e 150 no al Senato, venne definitivamente approvata la legge n.898 in tema di “Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio”.
Con la legge 898, che vide tra i primi firmatari gli onorevoli Fortuna e Baslini, lo Stato si riappropriò del diritto a fissare le regole sullo scioglimento del matrimonio, diritto che fino ad allora era riservato solamente ai Tribunali ecclesiastici della Sacra Rota.
L’approvazione della legge, votata da un ampio schieramento politico che mise in minoranza la Democrazia Cristiana, il Movimento Sociale e i monarchici, destò sin da subito una serie di polemiche tanto che il Bel Paese ne risultò spaccato in due.
Fu un referendum abrogativo, il primo della storia della Repubblica, promosso dalla Democrazia Cristiana di Amintore Fanfani, a decidere definitivamente le sorti di questa Legge.
Nel maggio del 1974 dopo che 1 milione e 300mila firme furono depositate in Cassazione, si tenne il referendum abrogativo della legge, votarono l’87,7 percento degli italiani aventi diritto di voto.
A vincere fu il no con circa il 60 percento dei voti, la legge restò in vigore. Una scelta di civiltà e laicità, ma prima ancora di libertà.