Tutto fumo e niente arrosto.La festa di San Sabino tra critiche e applausi.
Anche quest’anno si chiude il sipario sui festeggiamenti in onore del Santo Patrono, applausi e fischi riecheggiano nell’aria, inevitabile il resoconto della comunità che osserva con occhio vigile ciò che accade in città.
Pareri contrastanti si alternano, ma facciamo il punto su quanto riportato dai diversi cittadini, sia sui social che per le strade del paese.
Oggettivo è il forte legame tra la Valle del Sabato e San Sabino che ogni anno attira fedeli da ogni dove, spinti da una tradizione secolare.
Infatti, se da un lato ci sono i riti religiosi da onorare, dall’altro con trepidazione si attendono i festeggiamenti civili, ma il Comitato festa San Sabino ha soddisfatto le aspettative ?
Diamo una risposta a questa domanda, portando la voce di chi la festa l’ha vissuta ed attesa, ovvero la cittadinanza, giudice severa che non lascia spazio alle interpretazioni.
Lo “smembramento” della festa non sembra aver convinto, preferendo un festeggiamento meno dispersivo e più corposo.
Sicuramente inaugurare il programma la prima settimana di settembre con “aspettando San Sabino”, è stato dispendioso ma anche disorientate per chi effettivamente non ne conosceva il motivo.
Il fine settimana antecedente la ricorrenza di metà settembre, sembra aver attirato più consensi, sarà che la piazza di Donato, dove si svolgevano le serate, era più raccolta, sarà l’atmosfera da “sagra” dove si balla si beve e si magna, ma sembrerebbe aver attirato gente di tutte le età dove l’accompagnamento musicale è risultato piacevole e coinvolgente.
Arriviamo a parlare della tre giorni organizzata subito dopo l’iniziativa del centro storico: domenica responso positivo per la serata anni 90, partecipazione e divertimento durante le prime ore svanite però in tarda serata, complice probabilmente il giorno seguente lavorativo; il lunedì, vigilia e serata dedicata al famoso concertone (ovviamente considerando la festa negli anni), si dimostra un flop, poca gente, poca affluenza e poca partecipazione.
L’attenzione dei presenti è stata attirata dalla galleria luminosa più che dal gruppo chiamato ad esibirsi; ciò nonostante, il giorno seguente, al suono delle prime campane l’atripaldese medio era già ai fornelli per preparare la tipica lasagna di San Sabino, la festa religiosa a differenza di quella civile risulta prevalere per partecipazione e anima.
Il richiamo della tradizione e dei riti eucaristici hanno visto una folla di persone che oltre a partecipare alle varie cerimonie si è riversata nelle strade con la processione serale. D’altronde sarà questo il fulcro di una festività religiosa?
Dobbiamo però aggiungere che è proprio questo forte legame tra sacro e profano che crea grandi aspettative nei cuori dei cittadini ancorati ad una tradizione che vorremmo restasse negli anni immutata.
Non sono mancati i complimenti ma piovono le critiche anche sull’ultima serata, di fatti, a destare maggiore preoccupazione è stato lo spettacolo piromusicale svoltosi in piazza Umberto I, che oltre ad essere soggetto a giudizi più o meno opinabili, ha generato paura e piccole tensioni per mancata di sicurezza.
Stesso discorso per lo spettacolo pirotecnico a chiusura di serata, tanti l’hanno giudicato “una comparsata pirotecnica tra fumi e residui”, nulla di entusiasmante sebbene molto rumorosi, sarà il caso di dire: tutto fumo e niente arrosto?
A parer comune anche questi hanno destato polemiche per l’assenza di personale d’ausilio e medico, ma soprattutto per i residui pericolosi caduti in fase di scoppio.
Volendo parlare di cifre, il comitato festa ci aggiorna sui bilanci, dichiarando una spesa di circa 50.000 euro, soldi raccolti a fatica come già ampiamente discusso.
L’assenza di un appoggio da parte dei commercianti probabilmente ha pesato maggiormente sulle casse parrocchiali, tanto da dover chiedere un cospicuo contributo all’amministrazione comunale.
Anche quest’anno la festa più attesa della stagione porta con sé la fine dell’estate e l’inizio di una nuova fase e con essa critiche che speriamo aiutino a migliorare.
La voce di chi osserva è importante quanto quella di chi parla, e noi che proviamo a farci portavoce di tutti lo sappiamo bene.
Foto – Antonio Cucciniello