Dai dati che ho potuto raccogliere in Campania, la regione in cui opero dal 2008, posso affermare che il 75% dei partner maschili, coinvolti in tecniche di PMA, vivono le maggiori difficoltà. Infatti dai colloqui conoscitivi che prevedono la compilazione di questionari informativi, osservo che nella maggioranza dei casi:
- La donna è eccitata al pensiero di diventare mamma. Sarebbe disposta a tutto. Eroica, altruista, positiva. È ansiosa di avere risultati.
- L’uomo, invece, si sente oppresso, anche dalla stessa insistenza della donna. Si sente, addirittura, osservato quando è in coppia, in pubblico. Tende a nascondersi, ad isolarsi, ad evitare l’argomento, anche con i propri familiari. Si finisce a preoccuparsi dell’essere giudicati da tutti.
Tant’è che anche quando la donna è pronta a sottoporsi alle tecniche di procreazione, con tutto ciò che ne consegue in termini di stress psicofisico, nel tentativo, a volte estremo, di realizzare il proprio sogno, è l’uomo a rilevare mille motivazioni disincentivanti:
- La clinica;
- il valore dell’equipe;
- il costo delle tecniche;
- la difficoltà di arrivare ad una gravidanza;
- il cambiamento della routine di coppia.
Una cosa è certa, durante tutto il periodo di un trattamento di fecondazione assistita, il rapporto tra i partner viene completamente messo a nudo, prima di tutto dagli stessi partner. Si discute di aspetti della relazione, nella maggior parte dei casi, mai affrontati prima fino ai dettagli più intimi. I fondamenti del rapporto sono messi di fronte a prove durissime.
Quando tutto ciò porta alla nascita di un bambino non possiamo che riconoscere, alla fine del percorso, come il miracolo della vita sia imprescindibilmente legato alla sola fortissima volontà dei genitori, e che, noi embriologi siamo stati semplici esecutori della loro volontà. Quando, invece, il durissimo percorso lascia un vuoto ancora più grande…… continua la lettura
Dr.ssa Chiara Granato
Biologa della Riproduzione
www.chiaragranato.it